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BIOGRAFIA
(prima parte)

 


1. PREFAZIONE

Franco Franchi e Ciccio Ingrassia hanno formato a partire dal 1954 una coppia comica che per più di trent'anni ha riscosso grandi successi al cinema, al teatro e in televisione, riuscendo sempre a far ridere senza mai dover ricorrere a volgarità o scurrilità. Cercherò ora di riportare in queste pagine tutte le informazioni relative alla loro vita e alla loro carriera artistica

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2. GLI INIZI DI FRANCO

Franco Franchi (vero nome Francesco Benenato) nacque il 18 settembre del 1928 a Palermo. Quarto di 13 figli e di famiglia molto povera, è costretto a lasciare la scuola per andare a lavorare, abbandonando gli studi alla 3^ elementare. Suo padre era muratore e sua madre lavorava alla manifattura tabacchi. I pranzi erano magri: solitamente il cibo che la famiglia Franchi poteva permettersi erano le crocchette di patate e le melanzane fritte. Qualche volta cucinavano anche la pasta condita solo con il sale o, raramente, con i fagioli. Fin da giovane (a soli 11 anni), Franco è costretto a fare un po' di tutto per sbarcare il lunario: realizzava calchi e icone sacre sui marciapiedi, fece il garzone in una pasticceria, il facchino abusivo alla stazione di Palermo e fu anche borseggiatore, nei periodi più "neri", nei mercatini rionali, di commercianti e clienti. Ma il richiamo dello spettacolo è molto forte e così decise di addentrarsi nel mondo dello spettacolo: iniziò a girare per le case e per i quartieri di Palermo suonando la grancassa e con un berretto raccoglieva il denaro di chi voleva aiutarlo. Durante i suoi numeretti, Franco inventava gag, capriole, macchiette e parodie di ogni genere pur di far ridere. Una svolta arrivò quando venne osservato da Salvatore Polara, un musicista napoletano capo di un gruppo di girovaghi, detti striscianti. Gli striscianti erano artisti piuttosto apprezzati dal pubblico ma decisamente snobbati dagli artisti di palcoscenico, che li consideravano alla stregua di accattoni. Il repertorio degli striscianti era basato soprattutto dalle nenie, ovvero delle cantilene dissacratorie e divertenti spesso accompagnate dalla musica. Unitosi a questa compagnia, anche se le difficoltà per lui non finiranno mai, Franco comincerà a vivere una situazione decisamente migliore: ora, a 17 anni, è autonomo, con una discreta esperienza alle spalle e un'ottima inventiva. All'inizio aveva il compito di richiamare l'attenzione aiutato da una grancassa, e di raccogliere i soldi con il berretto. Polara era l'unico sostentamento del giovane Franchi, visto che suo padre era emigrato in cerca di fortuna. Inizialmente riceveva solo dei pasti che venivano proporzionalmente razionati dal capocomico all'intera compagnia, in seguito iniziò a percepire il suo primo stipendio da artista: sei lire a settimana! Alla fine della guerra la compagnia si esibiva anche nei piccoli paesi di provincia e a Franco si presento l'occasione di creare una nuova maschera divenendo così un posteggiatore: col nome d'arte di Ciccio Ferraù, riesce a costruire a poco a poco il personaggio che si porterà sempre dietro, ovvero un guitto energico, vitale, con una maschera facciale incredibile, capace di smorfie ed espressioni fuori dal comune (lui stesso racconta che riusciva a far toccare il mento col naso, era un istrionico clown assolutamente imprevedibile). Col tempo studia e realizza delle ottime imitazioni: Totò, Mussolini, HitlerLe mille faccie di Franco Franchi: in alto fa il verso a Jerry Lewis, in basso ad Adolf Hitler (di quest'ultimo, suo cavallo di battaglia che spesso userà nei suoi film, offriva un'esilarante macchietta enunciando con foga discorsi in tedesco maccheronico). La gente impazziva per quelle macchiette, per vedere Ciccio Ferraù erano anche disposti a pagare di più! La sua popolarità crescerà al punto che alcuni artisti (fra i quali lo stesso Ciccio) decideranno di riproporre alcune parti dei suoi numeri in teatro. A 20 anni Franco lavorava a tempo pieno: oltre al girovago faceva anche l'animatore a matrimoni e battesimi (una buona fonte di guadagni), ed era entrato a far parte di un piccolo circo, il circo Curatola, in cui faceva di tutto, dall'inserviente all'acrobata, dal clown all'attore. Di solito in un giorno gli capitava di fare 3-4 spettacoli. Tuttavia questo periodo felice era destinato a tramontare. Franco convinse Polara della necessità di conquistare nuove piazze: Bagheria, Termoli, Messina. Ciò avvenne però la stanchezza e le poco allettanti prospettive (i membri della compagnia aumentavano sempre più causando diversi disagi) indussero Franco a mollare tutto. Per sopravvivere fu costretto nuovamente a darsi al furto per tirare avanti. Anche in queste occasioni però Franco sfruttava già il suo estro e le sue doti da attore: infatti mentre simulava un malumore distraeva il soccorritore approfittandone per sfilargli di tasca il portafoglio. Qualche volta gli andò anche male, visto che finì in carcere per aver borseggiato. All'età di 22 anni riprese a lavorare con i posteggiatori con cui sbarcherà in diverse piazze del nord. Nello stesso anno, a Bologna, prestò il servizio militare.

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3. GLI INIZI DI CICCIO

Francesco Ingrassia, nacque anche lui a Palermo il 5 ottobre 1922 (molte fonti citano erroneamente il 1923 ma, come ha più volte dichiarato il figlio Giampiero in diverse interviste, si tratta di un errore "storico" fatto da alcuni giornalisti che il padre non volle correggere per apparire più giovane di un anno). Dopo aver ottenuto la licenza elementare, più per raccomandazioni che per effettive conoscenze (lui stesso rivela che solitamente marinava la scuola oppure andava in giro a fare commissioni per conto del professore, che per sua fortuna era lo stesso che presiedeva la commissione esaminatrice, e così era giunto in quinta elementare senza conoscere il programma scolastico). Nel 1936 si iscrive al primo ginnasio dell'Istituto "De Cosme" pur cosciente di non aver alcuna speranza di terminare gli studi. Il suo unico scopo era quello di avere la divisa nuova della scuola (un vestito nuovo all'epoca era ambitissimo) e, una volta ottenuta, lasciò gli studi dopo appena due mesi per dedicarsi al lavoro ed ottenere il denaro che sarebbe servito alla sua famiglia. Quarto di 5 figli, già all'età di 12 anni deve fare da aiutante alla maggior parte dei negozianti del rione (calzolaio, barbiere, salumiere, falegname, ecc...). A 16 anni trova lavoro come tagliatore modellista di calzature e, risparmiati alcuni soldi, inizia a dedicarsi a una passione che da un po' cresceva in lui, l'avanspettacolo. Assisteva a tutti gli spettacoli di avanspettacolo che arrivavano nei cinema e nei teatri minori di Palermo (l'Orfeo, il Panormus, il Maqueda) dove poteva entrare gratis come "claquer". Il giovane Ciccio all'inizio della carriera (1946) Il suo grande idolo era Totò, dal quale ha tratto spunto per una delle sue prime gag: nel '37 Totò si stava esibendo in "Agata", un classico dei numeri di varietà, e una battuta era "Agata, guarda, stupisci!", al che uno spettatore incautamente rispose, trasformandola in "stu' pisci". Da questo piccolo "incidente" nacque "Agata", uno dei cavalli di battaglia dell'avanspettacolo di Ciccio Ingrassia, che, dopo aver frequentato le sale dove artisti minori proponevano i loro numeri, cominciò ad inventarsi un personaggio su misura: si esibisce in macchiette intrattenendo il pubblico con battute e gag improvvisate a seconda della situazione. Un altro espediente comico era la sua fisicità: alto, magro, allampanato, vestito con un pantalone corto e un cappelletto stretto, già questo garantiva una risata. Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale forma con 2 amici (uno di questi era Enzo Andronico, un attore che comparirà in molti film di Franco e Ciccio; l'altro comico si chiamava Ciampolo) il trio Sgambetta. Nel settembre-ottobre del 1944 debuttarono a Termini Imerese, in quell'occasione Ciccio racconta che non avendo i soldi per comprare delle calze di seta nera per lo spettacolo, dovette colorarsi le caviglie con la vernice, un trucco che comunque funzionò pur dando qualche piccolo fastidio. Da allora abbandonò il mestiere di modellista e iniziò a girovagare l'Italia per apprendere i segreti del mestiere. Nel 1945, quando gli americani liberarono l'Italia, il trio Sgambetta approdò anche al nord, iniziando da Torino, città in cui Ciccio ebbe modo di lavorare con l'allora esordiente Gino Bramieri. L'esperienza piemontese fu "macchiata" dal furto in una latteria compiuto da un siciliano, e fu indagato proprio il nostro Ciccio (che comunque fu scagionato dopo tre giorni). Poi ancora in giro per l'Italia, a Pescara, a Foggia, toccando molti teatrini di provincia. Nel 1950 nacque un altro trio formato da Ciccio, Cecè Doria e Maurel, il cui pezzo forte era un numero in cui andavano in scena vestiti da donna, un espediente di grande effetto comico spesso usato nell'avanspettacolo.

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4. LE PRIME ESPERIENZE TEATRALI E L'INCONTRO ARTISTICO

Gli inizi teatrali furono molto duri per entrambi, visto che eravamo nel periodo del dopoguerra, c'era miseria e quindi la maggior parte delle persone non poteva permettersi di andare in teatro. Così sia per Ciccio che per Franco i primi anni da artisti sono all'insegna della fame e della povertà, ma le difficoltà comunque non scoraggiano affatto i due attori siciliani. Ciccio perfeziona il suo personaggio e crea nuove parodie e nuovi numeri costruendosi già un nome all'interno del mondo dello spettacolo; Franco, dopo il carcere, incontra Irene Gallina (sua futura moglie da cui avrà due figli: Maria Letizia nata il 31 luglio 1961 e Massimo nato il 10 maggio 1965) e decide di mettere la testa a posto: comincia a lavorare in teatro e nel 1950 riesce addirittura a debuttare nel prestigioso teatro di Palermo, il Golden. Il 17 settembre del 1953 si sposa e nel 1954 incontra Ciccio con il quale debutta in coppia. I due si conoscevano di vista già da tempo, (quando Franco si faceva chiamare Ciccio Ferraù e Ciccio stava facendo del teatro); allora Franco guardava con un senso di ammirazione e di rispetto Ciccio, visto che in ambito teatrale aveva già una certa esperienza. L'occasione per debuttare insieme avvenne quando il capocomico della compagnia di avanspettacolo "Pasquale Pinto", Giuseppe Pellegrino di Catania, propose a Ciccio di sostituire uno dei suoi comici Nino Formicola (che si era ammalato durante il viaggio da Napoli a Palermo) nello spettacolo che dovevano fare in Sicilia. Ciccio all'inizio rifiutò, perchè era tornato a fare il tagliatore-modellista di calzature e propose a Pellegrino di assumere Franco al suo posto. Inizialmente il capocomico non voleva scritturare Franco perchè voleva puntare sul sicuro, ma Ciccio insistette così tanto (perchè credeva nella sue qualità) che alla fine Pellegrino accettò a patto però che venisse anche Ciccio, in modo che se Franco si fosse rivelato un fiasco avrebbe avuto un valido ricambio. Così il gran debutto avvenne nel teatro "Costa" di Castelvetrano presso Trapani. 

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5. IL PRIMO SKETCH INSIEME

Al debutto fu Franco a suggerire a Ciccio di interpretare un numero insieme: Ciccio entrava per primo e mentre intonava la canzone malinconica "Core n'grato" Franco faceva la sua irruzione cominciando a disturbare il compagno dando fondo a tutte le sue gag pur di metterlo in difficoltà (dall'imitazione della scimmia a quella del coccodrillo, dal pianto funebre siciliano alla bilancia, dal burattino alla danza del ventre). Fu un grande successo dovuto all'originalità delle battute e alla grande mimica dei due comici. La canzone era un mero pretesto per dar sfogo a tutto l'estro dei due siciliani. Al brano normale si sostituivano una serie di situazioni esilaranti che consentivano ai due comici di esprimere tutta la loro strabiliante comicità. Inizialmente "Core n'grato" durava 5 minuti, poi, in seguito a continue trovate e miglioramenti, si dilatò fino a 9 minuti. Quello sketch fu il loro trampolino di lancio verso il successo ed oggi rappresenta una pietra miliare del loro repertorio. Dopo questo felice episodio, Franco e Ciccio decisero di continuare a lavorare insieme e misero a punto nuovi sketch e nuove gag. Bisogna dire che allora Franco, oltre a non essere un esperto di tecniche recitative, era anche piuttosto povero nel gergo teatrale, pertanto all'inizio Ciccio gli faceva un po' da "tutore" artistico.

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6. I SUCCESSI TEATRALI E IL DEBUTTO NEL NORD ITALIA

La collaborazione artistica fra i due comici siciliani si consolidò ben presto in una profonda amicizia. L'esperienza e la maggior padronanza del linguaggio di Ciccio si fondono perfettamente con la vitalità e la grande potenzialità comica di Franco. Dopo un periodo di prova nella maggior parte dei teatri siciliani, Franco e Ciccio approdarono a Napoli. Qui ottennero un enorme successo al Salone Margherita, dove fecero moltissimi spettacoli (generalmente dei collage di sketch). Benché i due comici erano ormai diventati noti, finora avevano frequentato soltanto i teatri di serie B del sud e il loro tenore di vita era ancora basso (dormivano nello stesso letto e non sempre mangiavano). Un'altra svolta nella loro vita avvenne quando vennero notati da un altro capocomico siciliano, Giovanni Di Renzo che li aveva visti durante uno spettacolo tenuto al "Politeama" per i vigili urbani. Di Renzo affermò che se Franco e Ciccio avessero ottenuto anche al nord almeno il 50% del successo che avevano riscosso lì, sarebbero diventati i migliori comici italiani e così vennero ingaggiati per una tournèe al nord. Il capocomico gli anticipò 10.000 lire (che spesero subito e per questo furono costretti a fare un prestito per pagare il biglietto ferroviario per Milano). Nel 1957 Franco e Ciccio si esibirono in molti teatri lombardi. Il debutto al nord avvenne a Como con lo spettacolo "Al Texas Club" scritto da Gallucci, che poi portarono anche a Bergamo (al teatro Duse). Il secondo lavoro che presentarono si intitolò "Due in allegria e Cinque in armonia" scritto da Amedeo Sollazzo. In questo spettacolo Franco e Ciccio interpretavano lo sketch di due legionari (ripreso poi nel Locandina del film "I due della legione" (1962) film del 1962 "I due delle legione"). In Lombardia Franco e Ciccio riscossero successo e apprezzamenti dando prova che la loro comicità era universale e quindi non legata a confini regionali. Dopo la Lombardia, Franco e Ciccio cominciarono a girare nel 1959 i teatri del Veneto. Durante un loro spettacolo a Belluno, Franco rimase imprigionato con le ballerine nel teatro dove era scoppiato un incendio. Fortunatamente riuscì a trovare l'estintore e si salvò. Questi due lavori gli valsero il primo riconoscimento ufficiale, il premio "Mascotte", assegnato dall'omonima rivista d'avanspettacolo, come rivelazione dell'anno. Nella stessa compagna faceva parte anche un'orchestra denominata "Complesso Calì", di cui faceva parte Rosaria Calì, che Ciccio sposerà il 5 settembre 1960 a Genova, durante una tournée. Da Rosaria, Ciccio ebbe un figlio, Giampiero, nato il 18 novembre 1961 che, dopo essersi laureato in giurisprudenza, seguirà le orme paterne entrando nel mondo dello spettacolo. Con "Due in allegria e cinque in armonia" Franco e Ciccio si esibirono anche in Francia, grazie all'interesse dell'impresario francese Metz. Nonostante il loro francese fosse del tutto incomprensibile, riuscirono a far ridere anche il pubblico d'oltralpe grazie alla potenza comica delle loro gag visive. 

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7. UNA COPPIA PERFETTA

Nel panorama teatrale italiano si era affacciata una nuova coppia di comici siciliani (i primi comici siciliani) le cui potenzialità erano veramente eccezionali. Si trattava di un'alchimia unica: da una parte Franco, basso, tarchiato, zotico, esplosivo, il "cretinetto" della situazione, dall'altra Ciccio, alto, magro, colto, quasi aristocratico, la logica. All'inizio Ciccio cercava di affinare ai tempi e ai modi recitativi l'inesperto Franco, che con la sua irruenza, la sua vitalità e la sua fantasia, rendeva estremamente comico ogni sketch, infarcendolo con lazzi, deformazioni dialettali e gag che mandavano in visibilio la folla. Franco era veramente una forza della natura: oltre ad avere un buon orecchio per la musica (riusciva a scrivere canzoni pur essendo digiuno di teoria musicale), possedeva una vera e propria faccia di gomma, riusciva a fare delle espressioni uniche e indescrivibili, in più aveva anche una buona forza fisica che gli consentiva di eseguire dei numeri difficilissimi (come ad esempio la gag della bilancia, un numero in cui Franco simulava una paralisi a forma di V, quindi, con il sedere a terra e testa e gambe sollevate, Ciccio poneva talvolta sul capo e talvolta sui piedi una bombetta che faceva sbilanciare il corpo di Franco, come una bilancia appunto, una cosa impressionante). Franco ricordava per certi versi l'estro di Jerry Lewis e le movenze di Totò, anche se, come lui stesso puntualizza: "..se Totò è marionetta, io sono pupo siciliano" (fra l'altro quella del burattino è una delle sue migliori imitazioni, peculiarità che gli fu molto utile per girare l'episodio Che cosa sono le nuvole?, proprio vicino a Totò, nei panni di marionette umane). La fantasia non mancava, la loro comicità era esilarante e ovunque andassero ottenevano sempre i maggiori consensi. Dopo aver dominato l'avanspettacolo e la rivista, ai due siciliani non resta che avventurarsi in altre forme di spettacolo per conquistare una notorietà globale.

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8. IL DEBUTTO CINEMATOGRAFICO

Franco e Ciccio debuttarono al cinema dopo aver conosciuto uno dei cantanti simbolo della musica italiana: Domenico Modugno. Lo conobbero nell'estate del 1958, a Reggio Calabria, dove lavorarono insieme in uno spettacolo di numeri staccati, organizzato da Gino Buzzanca (lo zio di Lando). Modugno era una delle attrazioni principali, mentre Franco e Ciccio chiudevano il primo tempo con uno dei loro sketch. Ebbero molto successo e Modugno ne rimase stupito e, dopo averli conosciuti di persona, promise loro il suo aiuto appena fossero giunti a Roma. Passarono due anni e nel frattempo Franco e Ciccio si accordarono con Ravera, un impresario teatrale, per fare una commedia musicale in Sudamerica. Gli vennero versate 250.000 lire come anticipo, una cifra enorme per loro, e quindi accettarono l'offerta senza ripensamenti. Lo spettacolo però non si fece più e, durante una serata a Roma, vennero contattati Foto tratta da "Appuntamento a Ischia" (1960) da Modugno che stava lavorando ad "Appuntamento a Ischia", diretto da Mario Mattoli. Inizialmente i due attori pensavano che volesse offrirgli una parte nel film, mentre in realtà la sua fu una proposta differente: Modugno voleva formare una compagnia con loro due come comici e suo fratello capocomico. Franco però non seppe resistere al richiamo del cinema: si avvicinò al set e venne notato assieme a Ciccio dal regista Mattoli, che aveva assistito ad alcuni loro spettacoli. Mattoli narra che, al primo incontro sul set, chiese a Franco e Ciccio di mostrargli cosa sapessero fare, per poter scrivere una scenetta ad hoc. Il regista ricorda: <<"Mi domandai se erano matti quando annunciarono il tema: le lamentazioni di un padre sulla salma ancora calda del figlio di vent'anni. Scherziamo? Chi può pensare di far ridere con un argomento così tragico? Risi per tutto il tempo. Non avevano scelto quel pezzo a caso. Erano già due attori consumati e scaltriti, sapevano che mi avrebbero sbalordito. E poi era un condensato della loro comicità prorompente, la gamma delle loro espressioni venne fuori tutta. Mi misero in condizione di scrivere due scene esilaranti. Che interpretarono da pari loro">>. Giunsero così ad un importante accordo: Franco e Ciccio furono scritturati per la parte di due contrabbandieri e percepirono lo stipendio di 50.000 lire per un impegno di 13 giorni. Sia Modugno che Mattoli furono molto entusiasti dell'interpretazione dei due siciliani e, una volta terminate le riprese del film, vennero contattati da Modugno che offrì loro la bellezza di mezzo milione di lire e un contratto di 5 anni con il quale erano legati al cantante. Firmarono subito. Restava però il problema del contratto con Ravera e dell'anticipo versato. Fu Ciccio che riuscì a strappare a Ravera il contratto e a ridargli l'anticipo: attingendo alle sue doti di attore drammatico, gli fece credere che Franco si era messo nei guai ed era finito in carcere!

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